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: Francesca Baldassare: "Mi piace cambiare ruolo però..."

La giovane giocatrice brindisina ha giocato un'ottima stagione a LaSpezia e ci racconta come è andata e cosa è cambiato nel suo gioco
05.05.2024 12:32 di  Eduardo Lubrano   vedi letture
Esclusiva PB: Francesca Baldassare: "Mi piace cambiare ruolo però..."

Pianeta Basket: Francesca Baldassarre ma veramente lei ha 16 anni?

Francesca Baldassarre: Certo, sono nata il 15 gennaio del 2008 a Brindisi, città di grande passione per la pallacanestro e di grandi giocatori e giocatrici

PB : sembra di parlare con una persona più grande della sua età ecco perché quella domanda di affettuosa sorpresa. E quindi Brindisi non le manca?

FB: e chi lo dice? Certo che mi manca. Mi mancano la famiglia, gli amici di quando ero piccola, la routine di quando ero a casa mia. Ma lo sa che ormai sono tre anni che vivo fuori casa?

PB: ah ecco che viene fuori l’adolescente che c’è in lei per fortuna, sugli affetti. E sì più o meno sapevo della sua uscita di casa molto presto. Prego ci racconti…

FB: A tredici anni ho deciso di dare una svolta alla mia vita lasciando Brindisi per Campobasso. Era arrivato il momento di prendere la strada che spero, mi porterà ad essere una giocatrice professionista ed a fare della pallacanestro il mio lavoro. A Campobasso sono stata benissimo: società, ambiente, compagne di squadra allenatori. Tutto bellissimo, anche la città piccola ma super, gli devo molto. L’estate scorsa poi il “grande salto” col passaggio alla Cestistica Spezzina in serie A2

PB : dove ha ritrovato il mare…una società che sa programmare e lavorare sulle giovani ed un altro cambio questa volta tecnico, giusto?

FB: tutto verissimo! Il mare è fondamentale, è dove andrò ad immergermi quando finito qui a La Spezia tornerò a casa per qualche giorno prima di partire con le Nazionali. E poi sì, mi trovo benissimo con la società, con Marco – Corsolini capo allenatore della prima squadra – e le mie compagne. Il cambio tecnico. Già…sempre più orientata verso il ruolo di playmaker…

PB: noto un “hesitation” nella voce, come se non fosse convinta?

FB: no, no. Nessun problema. E’ che non è semplice arrivare da un percorso di attaccante che ama tirare da fuori e specialmente da tre e mettere queste caratteristiche al servizio del nuovo ruolo senza perdere le proprie basi. Io non sono un play naturale quindi la costruzione di un altro ruolo, che mi piace e mi convince, è lunga e faticosa e ben venga, piena di errori e ben vengano anche questi perché senza non si potrebbe crescere, quindi a volte ci sono momenti di down nei quali rimboccarsi le maniche più del solito. Ma va bene così, sono felice di quello che sto facendo qui alla Cestistica.

PB: allora parliamo dell’annata a LaSpezia appena conclusa, che idea si è fatta?

FB: trovo che sia stata una stagione altalenante nella quale comunque abbiamo fatto i play off, pur uscendo al primo turno ma con una squadra come Udine, attrezzata per salire probabilmente. Quindi in generale bene, con dei picchi in alto ed altri in basso come dicevo. Io mi sento migliorata tanto come persona con diversi progressi, quanto come giocatrice che al primo anno di A2 ha capito un po' d cose, si è formata un altro po' ed ha capito come rapportarsi con le avversarie. E poi ho iniziato quel lavoro di passaggio di ruolo nel quale la cosa più importante è stata mettere su una visione di gioco diversa da quella che avevo prima. Ed imparare a difendere meglio di come facevo prima, e devo dire che in questo anche ritengo di essere migliorata. Però non bisogna fermarsi al primo passo, bisogna imparare sempre e fare un passo alla volta. Penso a quando con mia mamma da piccola guardando le partite della Nazionale dicevo “Mamma ci pensi se un giorno dovessi indossare quella maglietta?” Per ora è quella delle Nazionali Giovanili, ma stiamo lavorando per indossare quella della senior fra qualche anno.

PB: prima di affrontare la A2 c’era qualcosa che la preoccupava in particolare?

FB: No. Sono arrivata a LaSpezia convinta di quello che volevo fare ed ho trovato spazio e persone che mi hanno aiutato molto. Un gruppo che mi ha accolto e che mai mi ha fatto sentire come la “più piccola” con quel che spesso ne consegue in termini di rapporti. Io volevo capire a che livello fosse la A2 e capire se posso starci. La risposta è…io credo di sì ma devono essere gli altri a giudicare le mie prestazioni. Anche perché ovviamente con un anno non posso aver capito tutto tutto.

PB: ha detto in un’intervista di non ispirarsi a nessuna ma qualche giocatrice di riferimento ce l’ha?

FB: Cecilia Zandalasini. Il suo repertorio di movimenti, la fluidità e la bellezza con la quale li esegue è uno spettacolo bellissimo. Matilde ed Elenora Villa che ho visto sin da piccole giocare alle Finali Nazionali Giovanili perché seguivo mia sorella che è del 2002. Due giocatrici dal talento diverso e dal ruolo diverso che stanno facendo un percorso secondo me molto interessante. Ecco loro due sono due ragazze dalle quali prendere ispirazione

PB: va bene allora adesso la domanda più difficile in chiusura: meglio un tiro da 3 o un assist?

FB: posso rimanere in panchina per non rispondere…? Certo un assist dà un senso di appartenenza e di coinvolgimento nel gioco incredibile. La scossa di adrenalina di un canestro da 3 si ripercuote anche in difesa quindi alla prima palla tiro, la seconda la passo!